Sul caso Chico Forti:
Punto di Vista su RAI2:
https://www.youtube.com/watch?v=mOgW9speVLI
L'analisi della vicenda da parte di
Roberta Bruzzone: https://www.youtube.com/watch?v=XZY2UHDEUx8
Blog ufficiale
di Roberta Bruzzone, IL CASO CHICO FORTI:
http://www.robertabruzzone.com/la-mia-ricostruzione-del-caso-di-chico-forti/
FONTI E LINK:
Wikipedia di Andrew Cunanan:
https://it.wikipedia.org/wiki/Andrew_Cunanan
Wikipedia di Gianni Versace:
https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Versace
Wikipedia di Enrico Forti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Chico_Forti
Bibliografia:
Gary Indiana: Tre mesi di
febbre. Storia del killer di Versace, Textus, L'Aquila 2005
Wensley Clarkson: Death at
Every Stop: The True Story of Alleged Gay Serial Killer Andrew
Cunanan the Man Accused of Murdering Designer Versace, 1997 (St.
Martin's True Crime Library)
Maureen Orth: Vulgar Favors:
Andrew Cunanan, Gianni Versace, and the Largest Failed Manhunt in
U.S. History, 2000.
2-L'assassinio di Gianni Versace:
Con questa serie Gianni Versace è morto una seconda volta
La stagione è
realizzata da Ryan Murphy, autore anche della serie dello scorso
anno People Vs. OJ Simpson, infatti quella dell'omicidio di Versace è
considerata al seconda stagione della serie, che si occupa di
raccontare fatti di cronaca che hanno scosso l'opinione pubblica
americana:
American Crime
Story
Seppure la serie è
stata pubblicizzata molto, ed il cast sia stato scelto con
accuratezza, addirittura con un ipotizzato assenso di Donatella
Versace al progetto, sento che la seria fallisce il suo obbiettivo,
prima di tutto perché presentata come una serie poliziesca si rivela
essere tutt'altro, e secondariamente perché ha una struttura a
ritroso che lascia spiazzato lo spettatore ed a ungo andare rende
difficile tenere il filo dello svolgimento dei fatti.
La famiglia
Versace infatti si dissocia da questa serie in quanto basata sul
libro di Maureen Orth “Vulgar Favors” che è un libro basato sui
fatti di cronaca ma rimaneggiati, cambiati, e romanzati, insomma
opera di libera fantasia, e fra l'altro i Versace non hanno mai dato
l'approvazione al libro, né tanto meno hanno collaborato.
Questo è quello
che riporta l'ansa sulla questione:
“La
famiglia Versace si è dissociata e in un comunicato stampa ha fatto
sapere di non aver autorizzato né di aver avuto alcun coinvolgimento
nella serie televisiva: "Dato che Versace non ha autorizzato il
libro da cui è parzialmente tratta, e non ha preso parte alla
stesura della sceneggiatura, questa serie televisiva deve essere
considerata un'opera di finzione.””
Il Cast dei
principali protagonisti:
Gianni Versace è
interpretato da Edgar Ramirez,
Antonio D'Amico,
il compagno di Versace, è interpretato dal cantante latin-pop Ricky
Martin,
Donatella Versace
è interpretata da Penelope Cruz,
Andrew Cunanan è
interpretato da Darren Criss
Santo
Versace è interpretato da Giovanni Cirfiera
La serie parte
decisamente molto bene, con un bel taglio, una regia interessante
anzi l'episodio pilota della serie, porta lo spettatore sulla scena
del crimine, seguendo Versace negli ultimi istanti della sua vita, a
girovagare per Casa Casuarina l'ho trovato molto suggestivo,
sembrava quasi di essere proiettati negli anni '90 ed essere lì a
Miami, davvero molto interessante.
Anche la scelta
degli interpreti è stata abbastanza azzeccata, l'attore che
impersona Gianni Versace ha una notevole somiglianza con lo stilista,
anche l'attore che interpreta Andrew Cunanan lo ricorda molto- fra
l'altro Darren Criss è noto per avere interpretato la serie 'Glee'
ed è reduce da una serie di musical-quindi fin dalle prime la
produzione è apparsa di un buon livello, certo non tutti gli
interpreti sono stati scelti con la dovuta cura, ad esempio Santo
Versace, fratello di Gianni, è interpretato da un attore che non gli
somiglia in niente, lui e suo fratello invece avevano una notevole
somiglianza, e qui già si intuisce che alcuni personaggi saranno
marginali alla serie proprio in virtù delle scelte degli interpreti
stessi.
Ci sono altri due
punti principali:
PRIMO Il
fatto che la serie ipotizzi che Gianni Versace fosse malato di AIDS,
cosa che non è mai stata confermata, né immediatamente dopo la sua
tragica scomparsa, né in seguito, infatti stando alle fonti che ho
ripescato andando a ritroso c'è solo un generico sostegno da parte
del conduttore di una trasmissione TV per la malattia che lo stilista
aveva appena combattuto, questo mi farebbe pensare al cancro, e del
resto non voglio cadere nello stereotipo che tutti gli omosessuali
fra gli anni '80 e '90 fossero sieropositivi.
Aggiungo che
l'autopsia sul corpo di Gianni Versace ha escluso che il cinquantenne
fosse sieropositivo, questo giusto per dare un fatto oggettivo.
Ma fra gli anni '80 e '90 furono moltissimi gli omosessuali che morirono in seguito all'AIDS, e spessissimo quando si trattava di personaggi del mondo dello spettacolo, o della moda, o celebrità si trovava una malattia che potesse avere dei sintomi simili alla sindrome da immunodeficienza, solitamente si dichiarava fosse cancro allo stomaco, o al fegato, due tipi di cancro molto aggressivi che portano velocemente al decesso, esattamente come l'AIDS.
Ma fra gli anni '80 e '90 furono moltissimi gli omosessuali che morirono in seguito all'AIDS, e spessissimo quando si trattava di personaggi del mondo dello spettacolo, o della moda, o celebrità si trovava una malattia che potesse avere dei sintomi simili alla sindrome da immunodeficienza, solitamente si dichiarava fosse cancro allo stomaco, o al fegato, due tipi di cancro molto aggressivi che portano velocemente al decesso, esattamente come l'AIDS.
Non molti lo
ricorderanno ma ad esempio, anche per Franco Moschino fu detto che
la sua morte era stata causata da cancro al fegato, ma i sospetti che
si trattasse di AIDS restarono sempre ad aleggiare come dei fantasmi.
Resta il fatto che
insinuare che Versace avesse contratto il virus dell'HIV è
decisamente una trovata finalizzata ad alzare il livello scabroso
della serie, senza contare la mancanza di rispetto per lo stilista.
In questo già
sulle prime il progetto non mi piace, non mi piace che si usino dei
luoghi comuni che solitamente verrebbero percepiti come
discriminatori se fossero degli eterosessuali a sfruttarli, ma che
siano considerati invece coraggiosi e legittimi, se a farlo è Murphy
dato che è gay.
Un trucco già
utilizzato fra l'altro in altre serie da lui create come 'American
Horror Story Freakshow' dove c'era la classica demonizzazione dei
normali, intesi come eterosessuali, che alla fin fine erano più
mostri di coloro i quali erano bizzarri, o mostri per via della loro
natura o aspetto.
Senza considerare
che si cerca di canalizzare un grande stilista italiano come Gianni
Versace nel ruolo stereotipato della celebrità gay alla americana,
che resta vittima di uno stile di vita eccessivo da incosciente,
fatto di vita notturna ed incontri occasionali.
Insomma hanno
creato il personaggio di Gianni Versace più adeguabile ad una serie
televisiva costruendolo secondo il classico stereotipo gay,
tralasciando o dimenticando il suo genio, ed offendendo la sua
memoria., e che per come lo hanno conosciuto le persone del mondo
della moda, è completamente all'opposto dal vero Versace, solare,
creativo, umile.
SECONDO La
conoscenza diretta fra Gianni Versace ed Andrew Cunanan.
Stando
a quando riportato da Huffingtonpost lo stilista ed il futuro
assassino si sarebbero effettivamente incontrati a San Francisco
durante i primi anni '90, quando Versace lavorava come produttore
costumista per un'opera minore il 'Capriccio' di Strauss,
dando poi il via all'ossessione di Cunanan che sarebbe poi culminata
nell'omicidio.
Come ho già detto, nessuno ha mai
confermato che i due si fossero conosciuti, né che si fossero mai
incontrati anche in modo casuale, forse Huffpost ha solo calcato la
cosa, magari ha interpretato questo dettaglio come veritiero, in ogni
caso per dovere di cronaca l'ho riportato.
Quindi tornando alla serie, sembra
promettere bene ma non appena dopo 3 puntate mi rendo conto che
niente di quello che mi aspettavo sarebbe successo:
Non è una serie sulle indagini
dell'omicidio di Gianni Versace
Non è una serie sugli ultimi giorni di
vita di Gianni Versace
Non è una serie sulla storia
dell'ascesa di Gianni Versace
Non è una serie sulla moda
Tutto quello che questa serie si limita
a mostrarci in modo assurdo, dall'omicidio di Gianni Versace a
scalare ed andare mano mano sempre più indietro nel tempo, è la
vita piuttosto squallida di Andrew Cunanan.
Tranne che nelle prime due puntate dove
però ci accorgiamo man mano che Versace diventerà sempre di più
una piccola comparsa, tutto è focalizzato sul suo assassino.
Fra l'altro le pochissime scene più
ampie che si dedicano a Gianni Versace sono solo strumentali, e cioè
per calarlo nel classico stile di vita gay promiscuo, fatto alla
ricerca di sesso occasionale nei club di Miami, con la presenza del
suo compagno.
Davvero evitabile e di cattivo gusto la
scena in cui Versace disegna una sua creazione alla scrivania mentre
sullo sfondo a letto il suo compagno D'amico fa sesso con un altro
uomo, ed ancora più tralasciabile l'epilogo in cui D'amico richiama
la sua attenzione trascinandolo in un rapporto a tre.
La figura del suo omicida invece,
sempre nei classici canoni e stereotipi gay, è predominante, e di
tanto tanto arriva un contentino, una piccola scena, sempre
strumentale al fine ultimo di infilare Versace in uno stereotipo gay,
ma queste scene a parte che completamente superflue sono poche e di
scarsa importanza. La serie cura così poco la vera storia dello
stilista tanto da non sapere neppure con esattezza quale sia il nome
della città calabrese dove è nato, infatti nella scena dedicata
alla sua infanzia, a parte che mostrarci un bambino paffuto dai
tratti più latini che non italiani, cita solo l'anno e genericamente
come zona geografia la Calabria, questo è davvero offensivo.
Si offre anche uno spaccato del
rapporto conflittuale con sua sorella Donatella Versace, del ruolo
che lei faticava ad assumere all'interno della casa di moda, certo ci
sono citazioni importanti, come il famoso abito in pelle con borchie
che indossò la sorella di Versace all'evento di Vogue, ma sono
davvero poche, pochissime scene perché si possa considerare lo
stilista il vero protagonista.
Anche la figura di Donatella Versace è
sempre presentata in una luce ambigua, quasi più con un ombra
negativa che non positiva, in diverse scene è ritratta sempre in
contrasto con D'Amico, compagno di suo fratello, sempre a manifestare
il proprio disprezzo per colui che considerava un opportunista ed un
mantenuto, sempre aggressiva e critica con il giudizio pronto,
addirittura senza nessuna remora dice in faccia ad Antonio che non
potrà usufruire dei diritti che Gianni ha stabilito per lui nel suo
testamento, accampando motivazioni burocratiche, proprio poco prima
di celebrare i funerali di Versace, in quella che chiaramente è la
volontà di far apparire in generale, gli omosessuali come vittime di
giudizi a prescindere, da parte degli eterosessuali.
Questo puntualmente si sottolinea
ulteriormente durante la scena del funerale di Versace, quando il
Vescovo terminata la messa sfila la mano prima che D'Amico la
baciasse, a rendere evidente il disprezzo religioso nei confronti dei
gay.
Resto perplessa dello sfruttamento
completo che è stato attuato fino in fondo con Gianni Versace, anche
il suo nome è stato utilizzato per dare seguito ad una serie sul suo
assassino, se ovviamente la serie si fosse intitolata: Andrew Cunanan
lo squillo di Miami, di certo non avrebbe avuto molto interesse se
non marginale e solo per un pubblico americano e gay.
Le indagini, o quello che ne resta sono
affidate e condensate in una sola puntata, in cui non facciamo altro
che seguire Cunanan che cerca disperatamente di fuggire da una Miami
blindata, che man mano capisce di non avere più nessuna possibilità
e che si ritrova a mangiare cibo per cani seduto per terra in una
casa galleggiante, mentre continua a seguire dalla televisione i
servizi su Gianni Versace ed i suoi funerali.
La scena più esemplare della linea
interpretativa adottata per questa serie, è quella in cui Andrew
Cunanan decide di spararsi in bocca, e mentre lo fa ricorda quel suo
primo ed unico incontro con Gianni Versace, durante il quale spera di
avere l'opportunità di cambiare vita ed essere assunto come
assistente dello stilista, ecco ancora una volta mi sembra che la
vittima diventi il colpevole, perché quasi come ultima immagine,
prima di ritornare sulla casa galleggiante a staccare sul corpo senza
vita di Andrew sul letto, abbiamo il viso di questo ragazzo disperato
e ferito perché rifiutato da Versace, ed anche la frase della
poliziotta che lo definisce “Solo un ragazzo” scivola sul
pietismo verso l'assassino.
Le dichiarazioni di intenti e ragioni
dell'ideatore della serie, sulla propria sensibilità riguardo
Versace ed il suo mondo, quindi restano solo parole abbastanza vuote
e di circostanza, perché questa serie non tratta le indagini
sull'omicidio dello stilista calabrese, non ci mostra niente che
possa in minima parte considerarsi una serie gialla o poliziesca, non
è né Criminal Minds, né CSI, quindi anche inutile dargli altro
genere di definizione se non una serie basata sulla vita di Andrew
Cunanan, non è inserendo delle scene di omicidio che cambia la
percezione che ho avuto della serie.
Per carità non sto dicendo che sia
girata male, che non possa essere anche interessante, ma non ci fa
vedere quello che ci aspetteremmo, non è quello che potremmo
credere, se si chiama “L'omicidio di Gianni Versace” ti
aspetteresti che parli di questo, non della sfortunata infanzia di
Cunanan.
Ed ancora una volta si cerca di
istigare nel pubblico una qualche genere di scusante per il
comportamento di Cunanan, quasi a giustificarlo per la sua crudeltà,
quasi a volerci spingere a vederlo come vittima e non come omicida,
come colpevole. Di contro le sue reali vittime sono presentate come
persone orribili, che godendo del loro stile di vita privilegiato
conducono delle esistenze trasgressive al limite, e quindi in un
certo modo avrebbero meritato di fare quella fine terribile, anche la
figura della moglie di Lee Miglin è abbastanza negativa, una donna
molto dura, che tende a difendere la sua reputazione e buon nome a
dispetto di tutto, certo in alcune scene anche questo personaggio
mostra delle emozioni, ma non basta a rendere questa figura emotiva,
umana insomma.
Le ultime scene dell'episodio che
chiude questa seconda stagione della serie dedicata ai crimini
americani: American Crime Story sono come al solito non per Gianni
Versace, ma per Donatella Versace che confessa di avere ignorato il
fratello maggiore perché irritata dalla mania di perfezione di
Gianni nel controllare ogni cosa, incluse sfilate a distanza, per il
suo compagno Antonio D'amico, che sentendosi mancare sia il suo
compagno di tutta una vita, ma anche quello stile di vita a cui era
abituato si suicida, oppure tenta di farlo, questo non lo sapremo
mai, ed tanto per cambiare la differenza fra la tomba di Andrew
Cunanan, anonima ed ordinaria, e quella di Gianni Versace sfarzosa e
maestosa.
Questo genere di operazioni non mi
piacciono, senza contare che è davvero una offesa per la memoria di
Versace, che con questa serie è difatti morto due volte.
Perché? Perché si cerca di mostralo e
farlo arrivare come non era, come molti di noi non hanno potuto
conoscerlo neppure attraverso la sua visione della moda, perché
tragicamente scomparso, e soprattutto perché futile. Non abbiamo
bisogno di sapere che cosa facesse Versace nella sua camera da letto,
non abbiamo bisogno di trasformarlo in uno qualunque che conducendo
uno stile di vita privilegiato si divertiva nel classico modo di
concepire il divertimento degli omosessuali.
Ma la cosa più offensiva è quella
alla nostra intelligenza, dato che tutto questo è basato su un
romanzo che non racconta fatti confutati, reali, con dichiarazioni
esclusive, né materiale inedito, ma solo vicende romanzate, e quindi
di nuovo mi chiedo ha senso?
Ha un reale interesse una serie
basilarmente folkloristica che ci mostra la vita notturna gay
statunitense negli anni '90? Ha davvero una importanza capitale
sapere, o immaginare, romanzare la vita di un omicida solo perché
gay, con relativa vita sessuale?
Per fortuna molti concordano che questa
serie, seppure riesce dal punto di vista della struttura-
sceneggiatura e regia-fallisce completamente in tutto il resto,
insomma 9 puntate in cui restiamo in apnea aspettando qualcosa che
non succederà mai.
Credo che sia finalmente il momento di
dare una chiusa su questi progetti, ce ne sono fin troppi
ultimamente, al cinema non se ne può più è tutto un continuo
venire fuori di film tutti uguali, tutti ugualmente 'impegnati' a
dipingere in modo più positivo possibile lo stile di vita gay,
scivolando immancabilmente sulla discriminazione, fra Cannes, gli
Oscar, il Festival di Venezia, e l'Orso d'Oro. Ma tornando a questa
serie gli assassini sono assassini e di certo non dovrebbero trovare
alcuna giustificazione solo in base alla loro scelta di vita ed alla
loro sessualità, oppure in base alla sfortuna che hanno avuto nel
provenire da un ceto sociale basso.
Greta Ughi: Appassionata di fenomeni culturali e sociali del nuovo millennio e di tendenze dei social media, ha un occhio puntato su tutto quello che è virale sul web. Interessata alle nuove tecnologie e tendenze internet e come influenzano la socializzazione fra le persone nella vita reale.
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