mercoledì 4 luglio 2018

The assassination of Gianni Versace (American crime story) - Parte 3


Sul caso Chico Forti:
L'analisi della vicenda da parte di Roberta Bruzzone: https://www.youtube.com/watch?v=XZY2UHDEUx8
Blog ufficiale di Roberta Bruzzone, IL CASO CHICO FORTI: http://www.robertabruzzone.com/la-mia-ricostruzione-del-caso-di-chico-forti/
 
FONTI E LINK:
Wikipedia di Andrew Cunanan: https://it.wikipedia.org/wiki/Andrew_Cunanan
Wikipedia di Gianni Versace: https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Versace
Wikipedia di Enrico Forti: https://it.wikipedia.org/wiki/Chico_Forti

Bibliografia:
Gary Indiana: Tre mesi di febbre. Storia del killer di Versace, Textus, L'Aquila 2005
Wensley Clarkson: Death at Every Stop: The True Story of Alleged Gay Serial Killer Andrew Cunanan the Man Accused of Murdering Designer Versace, 1997 (St. Martin's True Crime Library)
Maureen Orth: Vulgar Favors: Andrew Cunanan, Gianni Versace, and the Largest Failed Manhunt in U.S. History, 2000.
Roberta Bruzzone: Chi è L'Assassinio: Diario di una Criminologa, 2012

2-L'assassinio di Gianni Versace: Con questa serie Gianni Versace è morto una seconda volta
La stagione è realizzata da Ryan Murphy, autore anche della serie dello scorso anno People Vs. OJ Simpson, infatti quella dell'omicidio di Versace è considerata al seconda stagione della serie, che si occupa di raccontare fatti di cronaca che hanno scosso l'opinione pubblica americana:
American Crime Story
Seppure la serie è stata pubblicizzata molto, ed il cast sia stato scelto con accuratezza, addirittura con un ipotizzato assenso di Donatella Versace al progetto, sento che la seria fallisce il suo obbiettivo, prima di tutto perché presentata come una serie poliziesca si rivela essere tutt'altro, e secondariamente perché ha una struttura a ritroso che lascia spiazzato lo spettatore ed a ungo andare rende difficile tenere il filo dello svolgimento dei fatti.
La famiglia Versace infatti si dissocia da questa serie in quanto basata sul libro di Maureen Orth “Vulgar Favors” che è un libro basato sui fatti di cronaca ma rimaneggiati, cambiati, e romanzati, insomma opera di libera fantasia, e fra l'altro i Versace non hanno mai dato l'approvazione al libro, né tanto meno hanno collaborato.
Questo è quello che riporta l'ansa sulla questione:
La famiglia Versace si è dissociata e in un comunicato stampa ha fatto sapere di non aver autorizzato né di aver avuto alcun coinvolgimento nella serie televisiva: "Dato che Versace non ha autorizzato il libro da cui è parzialmente tratta, e non ha preso parte alla stesura della sceneggiatura, questa serie televisiva deve essere considerata un'opera di finzione.”
Il Cast dei principali protagonisti:
Gianni Versace è interpretato da Edgar Ramirez,
Antonio D'Amico, il compagno di Versace, è interpretato dal cantante latin-pop Ricky Martin,
Donatella Versace è interpretata da Penelope Cruz,
Andrew Cunanan è interpretato da Darren Criss
Santo Versace è interpretato da Giovanni Cirfiera
La serie parte decisamente molto bene, con un bel taglio, una regia interessante anzi l'episodio pilota della serie, porta lo spettatore sulla scena del crimine, seguendo Versace negli ultimi istanti della sua vita, a girovagare per Casa Casuarina l'ho trovato molto suggestivo, sembrava quasi di essere proiettati negli anni '90 ed essere lì a Miami, davvero molto interessante.
Anche la scelta degli interpreti è stata abbastanza azzeccata, l'attore che impersona Gianni Versace ha una notevole somiglianza con lo stilista, anche l'attore che interpreta Andrew Cunanan lo ricorda molto- fra l'altro Darren Criss è noto per avere interpretato la serie 'Glee' ed è reduce da una serie di musical-quindi fin dalle prime la produzione è apparsa di un buon livello, certo non tutti gli interpreti sono stati scelti con la dovuta cura, ad esempio Santo Versace, fratello di Gianni, è interpretato da un attore che non gli somiglia in niente, lui e suo fratello invece avevano una notevole somiglianza, e qui già si intuisce che alcuni personaggi saranno marginali alla serie proprio in virtù delle scelte degli interpreti stessi.
Ci sono altri due punti principali:
PRIMO Il fatto che la serie ipotizzi che Gianni Versace fosse malato di AIDS, cosa che non è mai stata confermata, né immediatamente dopo la sua tragica scomparsa, né in seguito, infatti stando alle fonti che ho ripescato andando a ritroso c'è solo un generico sostegno da parte del conduttore di una trasmissione TV per la malattia che lo stilista aveva appena combattuto, questo mi farebbe pensare al cancro, e del resto non voglio cadere nello stereotipo che tutti gli omosessuali fra gli anni '80 e '90 fossero sieropositivi.
Aggiungo che l'autopsia sul corpo di Gianni Versace ha escluso che il cinquantenne fosse sieropositivo, questo giusto per dare un fatto oggettivo.
Ma fra gli anni '80 e '90 furono moltissimi gli omosessuali che morirono in seguito all'AIDS, e spessissimo quando si trattava di personaggi del mondo dello spettacolo, o della moda, o celebrità si trovava una malattia che potesse avere dei sintomi simili alla sindrome da immunodeficienza, solitamente si dichiarava fosse cancro allo stomaco, o al fegato, due tipi di cancro molto aggressivi che portano velocemente al decesso, esattamente come l'AIDS.
Non molti lo ricorderanno ma ad esempio, anche per Franco Moschino fu detto che la sua morte era stata causata da cancro al fegato, ma i sospetti che si trattasse di AIDS restarono sempre ad aleggiare come dei fantasmi.
Resta il fatto che insinuare che Versace avesse contratto il virus dell'HIV è decisamente una trovata finalizzata ad alzare il livello scabroso della serie, senza contare la mancanza di rispetto per lo stilista.
In questo già sulle prime il progetto non mi piace, non mi piace che si usino dei luoghi comuni che solitamente verrebbero percepiti come discriminatori se fossero degli eterosessuali a sfruttarli, ma che siano considerati invece coraggiosi e legittimi, se a farlo è Murphy dato che è gay.
Un trucco già utilizzato fra l'altro in altre serie da lui create come 'American Horror Story Freakshow' dove c'era la classica demonizzazione dei normali, intesi come eterosessuali, che alla fin fine erano più mostri di coloro i quali erano bizzarri, o mostri per via della loro natura o aspetto.
Senza considerare che si cerca di canalizzare un grande stilista italiano come Gianni Versace nel ruolo stereotipato della celebrità gay alla americana, che resta vittima di uno stile di vita eccessivo da incosciente, fatto di vita notturna ed incontri occasionali.
Insomma hanno creato il personaggio di Gianni Versace più adeguabile ad una serie televisiva costruendolo secondo il classico stereotipo gay, tralasciando o dimenticando il suo genio, ed offendendo la sua memoria., e che per come lo hanno conosciuto le persone del mondo della moda, è completamente all'opposto dal vero Versace, solare, creativo, umile.
SECONDO La conoscenza diretta fra Gianni Versace ed Andrew Cunanan.
Stando a quando riportato da Huffingtonpost lo stilista ed il futuro assassino si sarebbero effettivamente incontrati a San Francisco durante i primi anni '90, quando Versace lavorava come produttore costumista per un'opera minore il 'Capriccio' di Strauss, dando poi il via all'ossessione di Cunanan che sarebbe poi culminata nell'omicidio.
Come ho già detto, nessuno ha mai confermato che i due si fossero conosciuti, né che si fossero mai incontrati anche in modo casuale, forse Huffpost ha solo calcato la cosa, magari ha interpretato questo dettaglio come veritiero, in ogni caso per dovere di cronaca l'ho riportato.
Quindi tornando alla serie, sembra promettere bene ma non appena dopo 3 puntate mi rendo conto che niente di quello che mi aspettavo sarebbe successo:
Non è una serie sulle indagini dell'omicidio di Gianni Versace
Non è una serie sugli ultimi giorni di vita di Gianni Versace
Non è una serie sulla storia dell'ascesa di Gianni Versace
Non è una serie sulla moda
Tutto quello che questa serie si limita a mostrarci in modo assurdo, dall'omicidio di Gianni Versace a scalare ed andare mano mano sempre più indietro nel tempo, è la vita piuttosto squallida di Andrew Cunanan.
Tranne che nelle prime due puntate dove però ci accorgiamo man mano che Versace diventerà sempre di più una piccola comparsa, tutto è focalizzato sul suo assassino.
Fra l'altro le pochissime scene più ampie che si dedicano a Gianni Versace sono solo strumentali, e cioè per calarlo nel classico stile di vita gay promiscuo, fatto alla ricerca di sesso occasionale nei club di Miami, con la presenza del suo compagno.
Davvero evitabile e di cattivo gusto la scena in cui Versace disegna una sua creazione alla scrivania mentre sullo sfondo a letto il suo compagno D'amico fa sesso con un altro uomo, ed ancora più tralasciabile l'epilogo in cui D'amico richiama la sua attenzione trascinandolo in un rapporto a tre.
La figura del suo omicida invece, sempre nei classici canoni e stereotipi gay, è predominante, e di tanto tanto arriva un contentino, una piccola scena, sempre strumentale al fine ultimo di infilare Versace in uno stereotipo gay, ma queste scene a parte che completamente superflue sono poche e di scarsa importanza. La serie cura così poco la vera storia dello stilista tanto da non sapere neppure con esattezza quale sia il nome della città calabrese dove è nato, infatti nella scena dedicata alla sua infanzia, a parte che mostrarci un bambino paffuto dai tratti più latini che non italiani, cita solo l'anno e genericamente come zona geografia la Calabria, questo è davvero offensivo.
Si offre anche uno spaccato del rapporto conflittuale con sua sorella Donatella Versace, del ruolo che lei faticava ad assumere all'interno della casa di moda, certo ci sono citazioni importanti, come il famoso abito in pelle con borchie che indossò la sorella di Versace all'evento di Vogue, ma sono davvero poche, pochissime scene perché si possa considerare lo stilista il vero protagonista.
Anche la figura di Donatella Versace è sempre presentata in una luce ambigua, quasi più con un ombra negativa che non positiva, in diverse scene è ritratta sempre in contrasto con D'Amico, compagno di suo fratello, sempre a manifestare il proprio disprezzo per colui che considerava un opportunista ed un mantenuto, sempre aggressiva e critica con il giudizio pronto, addirittura senza nessuna remora dice in faccia ad Antonio che non potrà usufruire dei diritti che Gianni ha stabilito per lui nel suo testamento, accampando motivazioni burocratiche, proprio poco prima di celebrare i funerali di Versace, in quella che chiaramente è la volontà di far apparire in generale, gli omosessuali come vittime di giudizi a prescindere, da parte degli eterosessuali.
Questo puntualmente si sottolinea ulteriormente durante la scena del funerale di Versace, quando il Vescovo terminata la messa sfila la mano prima che D'Amico la baciasse, a rendere evidente il disprezzo religioso nei confronti dei gay.
Resto perplessa dello sfruttamento completo che è stato attuato fino in fondo con Gianni Versace, anche il suo nome è stato utilizzato per dare seguito ad una serie sul suo assassino, se ovviamente la serie si fosse intitolata: Andrew Cunanan lo squillo di Miami, di certo non avrebbe avuto molto interesse se non marginale e solo per un pubblico americano e gay.
Le indagini, o quello che ne resta sono affidate e condensate in una sola puntata, in cui non facciamo altro che seguire Cunanan che cerca disperatamente di fuggire da una Miami blindata, che man mano capisce di non avere più nessuna possibilità e che si ritrova a mangiare cibo per cani seduto per terra in una casa galleggiante, mentre continua a seguire dalla televisione i servizi su Gianni Versace ed i suoi funerali.
La scena più esemplare della linea interpretativa adottata per questa serie, è quella in cui Andrew Cunanan decide di spararsi in bocca, e mentre lo fa ricorda quel suo primo ed unico incontro con Gianni Versace, durante il quale spera di avere l'opportunità di cambiare vita ed essere assunto come assistente dello stilista, ecco ancora una volta mi sembra che la vittima diventi il colpevole, perché quasi come ultima immagine, prima di ritornare sulla casa galleggiante a staccare sul corpo senza vita di Andrew sul letto, abbiamo il viso di questo ragazzo disperato e ferito perché rifiutato da Versace, ed anche la frase della poliziotta che lo definisce “Solo un ragazzo” scivola sul pietismo verso l'assassino.
Le dichiarazioni di intenti e ragioni dell'ideatore della serie, sulla propria sensibilità riguardo Versace ed il suo mondo, quindi restano solo parole abbastanza vuote e di circostanza, perché questa serie non tratta le indagini sull'omicidio dello stilista calabrese, non ci mostra niente che possa in minima parte considerarsi una serie gialla o poliziesca, non è né Criminal Minds, né CSI, quindi anche inutile dargli altro genere di definizione se non una serie basata sulla vita di Andrew Cunanan, non è inserendo delle scene di omicidio che cambia la percezione che ho avuto della serie.
Per carità non sto dicendo che sia girata male, che non possa essere anche interessante, ma non ci fa vedere quello che ci aspetteremmo, non è quello che potremmo credere, se si chiama “L'omicidio di Gianni Versace” ti aspetteresti che parli di questo, non della sfortunata infanzia di Cunanan.
Ed ancora una volta si cerca di istigare nel pubblico una qualche genere di scusante per il comportamento di Cunanan, quasi a giustificarlo per la sua crudeltà, quasi a volerci spingere a vederlo come vittima e non come omicida, come colpevole. Di contro le sue reali vittime sono presentate come persone orribili, che godendo del loro stile di vita privilegiato conducono delle esistenze trasgressive al limite, e quindi in un certo modo avrebbero meritato di fare quella fine terribile, anche la figura della moglie di Lee Miglin è abbastanza negativa, una donna molto dura, che tende a difendere la sua reputazione e buon nome a dispetto di tutto, certo in alcune scene anche questo personaggio mostra delle emozioni, ma non basta a rendere questa figura emotiva, umana insomma.
Le ultime scene dell'episodio che chiude questa seconda stagione della serie dedicata ai crimini americani: American Crime Story sono come al solito non per Gianni Versace, ma per Donatella Versace che confessa di avere ignorato il fratello maggiore perché irritata dalla mania di perfezione di Gianni nel controllare ogni cosa, incluse sfilate a distanza, per il suo compagno Antonio D'amico, che sentendosi mancare sia il suo compagno di tutta una vita, ma anche quello stile di vita a cui era abituato si suicida, oppure tenta di farlo, questo non lo sapremo mai, ed tanto per cambiare la differenza fra la tomba di Andrew Cunanan, anonima ed ordinaria, e quella di Gianni Versace sfarzosa e maestosa.
Questo genere di operazioni non mi piacciono, senza contare che è davvero una offesa per la memoria di Versace, che con questa serie è difatti morto due volte.
Perché? Perché si cerca di mostralo e farlo arrivare come non era, come molti di noi non hanno potuto conoscerlo neppure attraverso la sua visione della moda, perché tragicamente scomparso, e soprattutto perché futile. Non abbiamo bisogno di sapere che cosa facesse Versace nella sua camera da letto, non abbiamo bisogno di trasformarlo in uno qualunque che conducendo uno stile di vita privilegiato si divertiva nel classico modo di concepire il divertimento degli omosessuali.
Ma la cosa più offensiva è quella alla nostra intelligenza, dato che tutto questo è basato su un romanzo che non racconta fatti confutati, reali, con dichiarazioni esclusive, né materiale inedito, ma solo vicende romanzate, e quindi di nuovo mi chiedo ha senso?
Ha un reale interesse una serie basilarmente folkloristica che ci mostra la vita notturna gay statunitense negli anni '90? Ha davvero una importanza capitale sapere, o immaginare, romanzare la vita di un omicida solo perché gay, con relativa vita sessuale?
Per fortuna molti concordano che questa serie, seppure riesce dal punto di vista della struttura- sceneggiatura e regia-fallisce completamente in tutto il resto, insomma 9 puntate in cui restiamo in apnea aspettando qualcosa che non succederà mai.
Credo che sia finalmente il momento di dare una chiusa su questi progetti, ce ne sono fin troppi ultimamente, al cinema non se ne può più è tutto un continuo venire fuori di film tutti uguali, tutti ugualmente 'impegnati' a dipingere in modo più positivo possibile lo stile di vita gay, scivolando immancabilmente sulla discriminazione, fra Cannes, gli Oscar, il Festival di Venezia, e l'Orso d'Oro. Ma tornando a questa serie gli assassini sono assassini e di certo non dovrebbero trovare alcuna giustificazione solo in base alla loro scelta di vita ed alla loro sessualità, oppure in base alla sfortuna che hanno avuto nel provenire da un ceto sociale basso.


Greta Ughi: Appassionata di fenomeni culturali e sociali del nuovo millennio e di tendenze dei social media, ha un occhio puntato su tutto quello che è virale sul web. Interessata alle nuove tecnologie e tendenze internet e come influenzano la socializzazione fra le persone nella vita reale.

Nessun commento:

Posta un commento

Visitate il sito!!!