Considerazioni
e Personaggi principali
Finito con la trama vado
a sottolineare delle ulteriori caratteristiche di questa serie.
Un punto che ho trovato
poco coinvolgente è il linguaggio, va bene si tratta di un serial
killer psichiatra ma la scelta forzata di questo linguaggio aulico
quanto contorto, alla disperata e pedissequa ricerca delle metafore,
e la mancanza di emozioni istintive, da parte di quasi tutti i
personaggi, ad un certo livello diventa talmente patologica da
rendere tutto asettico.
Ci vengono mostrate
immagini di Hannibal che arto dopo arto cucina e mangia una delle sue
vittime Abel Gideon, e che ovviamente intrattiene con lo stesso
conversazioni astratte a tavola, che spaziano dai sentimenti umani,
fino al concetto di bene e male, ed esistenza, tutto troppo forzato e
poco coinvolgente.
Infatti se è logico
pensare che Hannibal ed anche Bedelia, tanto quanto Alana Bloom e
Chilton, abbiamo ed usino questo tipo di comunicazione e linguaggio,
sono quattro psichiatri alla fin fine, non trovo molto sensato che
anche Graham, tanto quando Abigail, piuttosto che Jack Crawford e
così via anche personaggi minori, come la figura del commendatore
Pazzi-ehm forse intendevano forse commissario, ispettore? Ai posteri
l'ardua sentenza- utilizzino lo stesso modo di esprimersi. Livella le
differenze fra i vari personaggi, e spesso mi sono ritrovava a
pensare quale citazione sarebbe stata snocciolata da questo o quel
personaggio durante i dialoghi, alcuni dei quali estenuanti tanto
quanto sterili ai fini dello svolgimento della trama.
Si tratta infatti di
frasi ad effetto che girano attorno ad un argomento senza affrontarlo
mai direttamente, sottintesi, metafore, similitudini azzardate anche
scioccanti, frasi sarcastiche e pungenti che i personaggi pronunciano
in modo flemmatico, insomma non c'è mai qualcosa di genuino, tutto è
finalizzato ad un effetto ricercato che diventa prevedibile tanto
quanto noioso:
L'effetto è la
nichilizzazione di ogni singolo aspetto umano dei personaggi, in modo
tale che possano essere visti tutti come dei potenziali sociopatici,
incapaci di empatizzare, cronicamente anaffettivi, forse anche peggio
dei serial killer-morale già sfruttata nella serie American Horror
Story Freak Show- insomma dipinge gli esseri umani come persone prive
di ogni scrupolo e pietà, edonisti, egoisti, le persone 'comuni'
sono i veri mostri, non gli individui definiti tali.
Insomma quello che con
costanza ed insistenza si cerca di presentare è come le persone
comuni, con il loro pregi e difetti, che provano compassione, pietà,
affetto o amore siano in realtà degli ipocriti che indossano delle
maschere, e che se tutti fossero invece semplicemente crudeli, privi
di pietà e sentimenti il mondo sarebbe un posto migliore, ricordiamo
la frase che Hannibal dice a Bedelia:“Mi sono strappato la maschera
da essere umano”
Stesso discorso è molto
spesso fatto con la religione e Dio, è una costante della serie un
po' tipico di chiunque cerchi di eradicare l'etica, e trasformarla in
un moralismo sterile per giustificare atti istintivi e morbosi: Se
tutti ci identifichiamo come animali, guidati semplicemente dal
nostro più viscerale istinto, saremmo tutti liberi dalle catene
etiche fasulle che la società ci impone prima della nostra nascita,
senza che noi neppure ne siamo messi a conoscenza, non l'avete già
sentita?
Un terzo punto è che c'è
un immenso sforzo per mettere Hannibal sempre e comunque al centro
della scena seppure indirettamente, sempre sfruttando i dialoghi, non
si parla di niente altro se non del killer, di quello che ha fatto,
che potrebbe fare o sta facendo, delle persone che ha manipolato, e
come le messe in condizioni di manipolarle, insomma come una specie
di presenza domina tutta la scena, perdendo ad un certo punto di
importanza, lo si da come scontato, quasi come un fatto assodato,
sappiamo che Hannibal sarà l'argomento di conversazione, mentre
invece sarebbe stato il caso di mostrare che cosa lui stesse facendo.
Giusto, Hannibal è il protagonista, ma così non va, e sinceramente
mi ricorda “Twin Peaks” di David Linch, dove Laura Palmer e la
sua 'ombra' avvolgeva tutta la cittadina, ma dava una sensazione
decisamente più avvincente.
Tutto questo è
particolarmente evidente nelle prime puntate dove la narrazione si
divide fra Stati Uniti ed Europa, una volta che tutti i protagonisti
si troveranno a Firenze l'azione accelererà ma questo sarà solo per
due puntate, perché successivamente si torna nuovamente alla solita
narrazione.
Veniamo ai personaggi
sono tutti più o meno con le stesse caratteristiche, vale a dire
quasi algidi, indifferenti, con doppi fini celati o manifestati,
insomma anziché avere una varietà di personaggi ne abbiamo tanti
tutti ugualmente cerebrali e distaccati, privi di emotività che non
manifestano né provano troppi sentimenti. Non avrei preteso i soliti
stereotipi tipici delle serie americane, cioè l'eroe incorruttibile,
quello con gli alti ideali, che non molla mai, lottando da solo
contro tutti, contrapposto ad un malvagio che non ha rispetto per
niente e nessuno, appoggiato da corrotti che riesce sempre a cadere
in piedi, ma onestamente anche in una serie classica come Law and
Order trovo personaggi meglio caratterizzati e differenti fra loro.
In “Hannibal” si gioca volutamente fra ombre e luci, nel
tentativo di confondere lo spettatore per farlo empatizzare con
personaggi assolutamente negativi, perché di base non c'è nessun
personaggio positivo.
Come ho detto già il
linguaggio livella quelle poche differenze che ci sono tra i
personaggi, ma anche andando avanti con la visione della serie ho
trovato che paradossalmente tutti i personaggi seguissero un
canovaccio ben stabilito, si insomma che agissero per luoghi comuni.
Gli unici due personaggi
più lineari che per questo restano a mio avviso i migliori, sono
Jack Crawford, agente di spicco dell'FBI che è disposto a
sacrificare tutto per la sua carriera, e per raggiungere i suoi
scopi, e la figura inquietante ma decisamente realistica di Mason
Verger, un pedofilo, molestatore di sua sorella gemella, con manie di
controllo, che pensa di essere superiore alla legge, in base alla sua
influenza economica.
Hannibal
Lecter e Will Graham
IL personaggio principale
è ovviamente Hannibal Lecter, interpretato da Mads Mikkelsen
talentuoso attore danese di cui vi ho accennato prima, i film che ha
interpretato sono davvero molti e disparati, anche se predilige i
drammi ed i ruoli da antagonista.
Hannibal è decisamente
lo stesso che ho avuto modo di conoscere nei libri di Harris che ho
letto, un serial killer spietato che trae gusto nel manipolare le
persone, ma che al tempo stesso ha bisogno di sentirsi adulato, ed
avere l'attenzione delle persone. E' ovviamente una figura negativa
ed oscura ed a poco sono serviti gli sforzi nella serie di farlo
agire sporadicamente come se gli importasse di Graham, piuttosto che
non di Dolarhyde, presumo episodi simili siano presenti anche nelle
altre due stagioni precedenti, tutto quello che Hannibal vuole è
affermare la sua supremazia mentale, ed imporre la sua volontà.
Quello che ad un certo punto rende intollerabile il suo personaggio è
la mancanza di un valido antagonista che sappia bilanciare il suo
strapotere, ecco in questo la serie è deficitaria, non si crea
nessun pathos, non c'è nessuna suspense, sappiamo già ancora prima
che la puntata finisca, che vedremo un bel sorriso compiaciuto sulla
faccia di Hannibal, perché tutto è andato come lui aveva stabilito,
è incredibile che riesca a farlo dietro una cella con tanto di
cristallo temperato ma è così. Lo sentiremo inoltre mentre parla
con voce calma e serafica che non è lui il reale responsabile di
quella situazione, ma tutti gli altri che sono caduti nel tranello
che lui aveva preparato per loro, non importa come lui è sempre tre
passi avanti a tutti gli altri.
Non è certo Hannibal il
responsabile dell'aggressione da parte di Francis Dolarhyde alla
famiglia di Graham, lui ha solo comunicato al Drago Rosso-nome del
serial killer che fa strage di famiglie- l'indirizzo di casa
dell'agente dell'FBI, il resto la ha fatto Graham da solo perché ha
accettato di collaborare alle indagini sul serial killer. Qui io mi
aspetterei un po' di carattere di parte di Will Graham, che cercasse
di ribadire qualcosa, una qualunque cosa che non lo metta come al
solito in un cono d'ombra, come remissivo mentalmente nei confronti
di Hannibal, abbiamo lasciato che lo facesse Clarice Starling ne “Il
Silenzio degli Innocenti” in queste serie non capiterà mai. Will
Graham resta un personaggio piatto, che si crede migliore degli altri
perché agisce secondo degli ideali, che crede di fare sempre la cosa
giusta per aiutare gli altri, ma che non fa altro che agire come
Hannibal vuole che lui agisca, facendo di fatto il lavoro sporco in
sua vece al di fuori del manicomio dove lui è rinchiuso, insomma il
braccio dei piani tortuosi e morbosi del cannibale.
Infine giusto per
sdrammatizzare, o meglio cercare di riabilitare Hannibal del suo
comportamento terribile, si lascia credere allo spettatore che il
vero fine dello psichiatra cannibale era di far comprendere a Will
Graham che cosa Dolarhyde realmente facesse alle famiglie uccise,
certo ha messo in pericolo la sua famiglia, ma lo ha fatto a fin di
bene, per aiutare Graham a capire meglio come il serial killer
agisse, farlo avvicinare alla sua 'opera', piuttosto scadente come
trovata, ed anche questa è una costante della terza stagione e del
personaggio.
Hannibal è anche un
personaggio piuttosto facile da leggere, nonostante sia estremamente
intelligente, e non manchi di autocompiacimento, vuole a tutti i
costi essere accettato dalle persone che accidentalmente attirano la
sua attenzione, e delle quali decidi di circondarsi, vuole il loro
rispetto, la loro lealtà e devozione, ovviamente lui a queste
persone non deve invece niente neppure considerazione e rispetto,
come potrebbe essere diverso?
Hannibal vuole manipolare
a tal punto le menti altrui da spingerli ad agire esattamente come
lui farebbe, in modo da potere affermare che tutti sono egoisti,
crudeli, incapaci di provare empatia e sentimenti ed emozioni. Ed in
certi casi ci riesce, spingendo sia Graham che la Bloom a comportarsi
in modo orribile, sconsiderato, e manipolatore al semplice scopo di
fargli affrontare le loro azioni, metterle a confronto con le sue e
confutare che alla fine se lui è un mostro, loro che sarebbero
persone normali, sono ed agiscono in fin dei conti peggio di lui.
In effetti per Hannibal
tutti sono serial killer, o potrebbero diventarlo, sono crudeli con
l'innato istinto di uccidere anche chi è inerme e privo di colpe,
solo così per puro gusto, quindi lui non è una 'anomalia sociale'
ma piuttosto lo standard.
Altra cosa tipica di
questo personaggio è la scaltrezza con cui sfrutta gli altri, non fa
mai niente per niente, se si avvicina a qualcuno è solo perché gli
è utile, oppure perché è un'ottima esca per qualcun altro che
vuole diciamo, intrappolare nella sua tela di macchinazioni.
In questo quadro trova il
posto perfetto tutta la vicenda di Abigail, una ragazza figlia di un
serial killer di cui Hannibal vuole prendersi cura, ma che di fatto
tiene accanto a se solo per manipolarla ed utilizzare l'affetto che
Will Graham prova per lei a proprio vantaggio.
Nella terza stagione
infatti vediamo che Hannibal non fa altro che plagiare Abigail a
considerare suo padre perfettamente normale, lui aveva portato a
'caccia' la figlia, infatti era con lei che sceglieva le sue prossime
vittime, ed a questo punto mette a confronto Abigail con il cadavere
del padre nel proprio studio, invitandola a tagliargli la gola
esattamente come il padre aveva fatto con la figlia per non farla
arrestare, secondo alcuni sarà un preludio di come Hannibal ucciderà
la ragazza, ma non ne sono del tutto convinta, ma potrebbe essere una
buona intuizione.
Abigail inoltre è
utilizzata anche per gettare fuori dalla finestra Alana Bloom la
quale, per sfuggire all'inseguimento di Hannibal-ultima puntata della
seconda stagione-si era rifugiata nella camera al piano di sopra.
Anche il suicidio della
ragazza è un ulteriore messa in scena che Hannibal utilizza come
arma contro Will, o meglio direi ripicca, poco intelligente come
soluzione ma è chiaro che sia solo un dispetto fare credere a Graham
che Abigail si sia suicidata, uno stratagemma per mettere pressione
su di lui e riuscire a manipolare il senso di colpa che ne viene,
Hannibal adora mettere Will difronte ai suoi tentativi di redenzione
e salvataggi falliti, fra le altre cose.
Graham del resto ha la
brutta tendenza di volere salvare a tutti costi sia Hannibal che
Abigail, a mio avviso non c'è niente da salvare in entrambi, sono
tutti e due pessimi, ed infatti finirà per non salvare nessuno dei
due.
Ma tornando al
comportamento di Hannibal, in realtà tutto quello che vuole è
essere accettato per il mostro che è, essere salvato e cambiare la
sua natura non gli interessa, quindi chi meglio di Abigail può
capirlo, lei che ha avuto un serial killer per padre? Inoltre quale
strumento migliore che non lei per tenersi vicino Will Graham, in
modo da riuscire a convincerlo ad accettare la sua reale natura, anzi
fargli capire che anche lui in fondo è un assassino?
Facendo così Hannibal
cerca di costruirsi una specie di 'famiglia' di serial killer, ed
infatti progetta di andare via con la ragazza e Will per ricominciare
una vita assieme, quando però alla fine della seconda stagione
Graham avvisa Hannibal che l'FBI sta andando a casa sua per
arrestarlo, capisce che Abigail non gli serve più, capisce benissimo
che Will lo ha tradito e così, come vendetta finale taglia alla
ragazza la gola davanti ai suoi occhi, non prima di averlo ferito
lungo lo stomaco orizzontalmente, questo gli lascerà una cicatrice,
quello che Bedelia definisce “Un particolare marchio” e Will
chiama “Un sorriso”.
L'altro personaggio
principale della serie è Will Graham interpretato da Hugh Dancy.
Dancy diventò più
popolare grazie ad una piccola parte in King Arthur del 2004, con
Clive Owen come protagonista, sul set ha conosciuto Mads Mikkelsen
anche lui nel cast. Ha partecipato come personaggio minore nella
seconda stagione di “The Big C” del 2010-2013, attualmente è uno
degli interpreti di “The Path” arrivata alla terza stagione nel
2017.
Come ho già elencato,
per diverse ragioni Will Graham non riesce a bilanciare il
personaggio di Hannibal, qui è sia una questione di interpretazione
e presenza, Dancy ha lacune in entrambe, tanto quanto della maniera
in cui sia stato costruito il vero e proprio personaggio di Will.
Il personaggio di Will
Graham è caratterizzato di fondo sulla interpretazione, aspetto
incluso, del primo attore che lo ha interpretato in “Manhunter,
Frammenti di un Omicidio”: William Petersen.
Stessa fragilità, stessa
gestualità, almeno Dancy lo ricorda, ma tutto il resto che viene
fuori è un personaggio piccolo e fragile, messo sempre all'angolo
dagli eventi che lui stesso contribuisce a complicare, il quale
prende decisioni sbagliate, che si fa manipolare da Hannibal senza
rendersene conto, mentre decide di non dare ascolto a chi veramente
ci tiene a lui, con la tendenza a volere salvare il mondo, compreso
uno come Hannibal, per il quale non c'è redenzione che tenga.
Quello che ho trovato è
che questo personaggio sia stato man mano ricopiato sullo stereotipo
del manga yaoi -fumetto erotico/pornografico giapponese a tematica
gay- infatti non si spiega troppo allo spettatore riguardo le sue
sensazioni, ma ci viene solo mostrato quello che fa, spinto da un
senso di responsabilità e del dovere che prescinde su tutto, anche
sul buon senso. Insomma non importa se Will si troverà in situazioni
pericolose, che metteranno a rischio la sua vita, e quella di chi per
loro sfortuna, gli sta attorno, lui deve fare quello che deve fare,
anche se non gli piace, anche se non vuole, anche se in partenza sa
che avrà delle serie conseguenze, niente agisce comunque.
Un personaggio con più
carattere sarebbe rimasto alla larga da Hannibal-trama permettendo-
ma niente lui non può farne a meno, deve andarlo a cercare in
Europa, ed anche dopo che cerca di aprirgli la testa con una sega
circolare, lo ignora per tre anni tranne poi decidere di coinvolgerlo
nuovamente in un'indagine su un nuovo serial killer, qui sinceramente
perdo le speranza che ci possa essere qualcosa da comprendere in
questo personaggio. Posso dire che sia Will a causare tutti i
disastri che avvengono, perché per un motivo o un altro agisce
esattamente come Hannibal, o altri, hanno deciso che lui dovesse
agire, ed anche perché ossessionato all'idea di uccidere Hannibal
per non diventare esattamente come lui. Questa è una motivazione
debole che faccio fatica a comprendere, anche perché in questa terza
stagione non fa altro che stare due passi indietro ad Hannibal senza
riuscire mai a prevedere le sue mosse, quando se ne rendo conto lo
accetta passivamente, quasi senza battere ciglio.
Anche nei dialoghi con
Bedelia da la stessa impressione, di essere passivo e manipolabile,
intendo fra tutti gli altri psichiatri che avesse potuto scegliere
lui opta per quella che è stata complice di Hannibal, e che per
indole è quella che gli si avvicina maggiormente, pessima scelta.
Neppure quando escogita
la finta evasione di Hannibal per catturare Francis Dolarhyde le cose
vanno secondo i suoi piani, ed alla fine anziché uccidersi l'un
l'altro, Hannibal al solito lo coinvolge in una lotta che si conclude
con la morte di Francis proprio per mano di Will, che era esattamente
dove Hannibal voleva portarlo, l'epilogo perfetto che il dottore
aveva pianificato per lui.
Il Will Graham dei libri
era un talentuoso profiler, molto atletico e volitivo, che non si
faceva nessuna specie di affrontare a muso duro Crawford oppure
Hannibal stesso, una persona che amava la vela e la vita, non
qualcuno che stava sempre a rimuginare sull'amicizia che avesse con
un serial killer come il Graham della serie tv. Inoltre
l'interpretazione di Dancy toglie ancora di più al personaggio che
già si presenta debole, non aggiunge né toglie niente, anzi la
recitazione rigida di Dancy accentua ancora di più i difetti del
personaggio.
Relazione
fra Hannibal Lecter e Will Graham: La Teoria della storia d'amore
C'è stato questo
tormentone per tutta l'intera serie, partito in sordina dalla prima
stagione, che in realtà fra i due ci sia una specie di relazione,
addirittura che siano innamorati, insomma una storia d'amore, la cosa
più scontata che ci sia alla fine per una serie definita da
moltissimi 'insolita ed innovativa'.
Capisco che la debolezza
e remissività di Graham potrebbero portare a pensarlo, capisco che
molti sono rimasti spiazzati da alcune scene che alcuni hanno
definito omoerotiche, dei tocchi abbastanza inusuali per le
interpretazioni a cui il pubblico americano sia abituato, sguardi,
sospiri, sorrisi e chi più ne ha, ne metta, ma personalmente non ho
trovato alcun riscontro nella terza stagione della serie che ho
visto, nessuna attrazione, nessun erotismo, niente sensualità,
niente che andasse in questa direzione per farla corta, quindi mi
qualifico fra le scettiche e critiche in merito.
Aggiungo così, per chi
avesse deciso di non accorgersene, che moltissimi di questi 'indizi'
fanno parte della recitazione di Mads Mikkelsen e della sua
espressività, infatti anche in altri ruoli la sua recitazione
intensa ed emotiva colpisce, soprattutto per delle caratteristiche
espressioni facciali, fra le quali il modo che ha di
respirare/sospirare/inspirare gonfiando il petto, oppure lo sguardo.
Hannibal è un serial
killer che gode nel manipolare le persone, questo è il primo punto
che tutti dovrebbero avere ben chiaro, comunque tutti i serial
killer, quelli reali non inventati, sono tendenzialmente promiscui, o
dandogli una definizione specifica bisessuali, quindi perché tutto
questo scalpore se anche Hannibal provasse attrazione per Will?
Ovviamente si tratta ne più ne meno di qualcosa a livello mentale,
non parlerei neppure di amicizia perché i serial killer, ed Hannibal
Lecter non è differente, non provano affetto, non empatizzano, non
provano pietà, compassione, figurarsi provare sentimenti profondi
come l'amore e l'amicizia.
Se Hannibal alla fine non
è mai stato innamorato di Alana Bloom, con la quale ha avuto una
relazione classica, con un corteggiamento, degli appuntamenti,
rapporti sessuali, perché e come potrebbe esserlo di Will Graham?
Entrambi gli sono utili, o gli sono stati utili, più o meno come
Abigail, ed al momento giusto si sbarazzerà di loro come accade
infatti, oppure gli toglierà quello che hanno di più caro e
prezioso, o le persone che amano, come si evidenzia nella seconda
parte della stagione, quando si trattano le vicende dell'uomo drago,
o anche, in ultima ipotesi, li mangerà, come Bedelia stessa dice ad
Hannibal a Firenze prima che lui fugga dopo l'omicidio dell'ispettore
Pazzi.
Hannibal Lecter ama
sapere di avere un potere su tutti quelli che lo circondano, vuole
spasmodicamente essere ammirato, adulato, in questo non dimostra di
essere tanto diverso da chiunque altro, solo che in lui il livello di
attenzione che chiede è superiore alla normale soglia. Insomma
necessita in modo quasi patologico di apprezzamento e considerazione,
quindi come tutti gli altri essere umani che disprezza, anche lui ha
una carenza di autostima, oppure non gli basta sapere di se stesso
che è intelligente, arguto, astuto, ha bisogno che gli altri glielo
riconoscano.
Quindi Hannibal trae
estremo piacere nel sapere che Will gli girerà attorno, che lo
cercherà per chiedere il suo aiuto, ma perché questo significherà
anche riuscire ad ottenere qualcosa in cambio, infatti il nostro
dottore non fa mai niente per niente, e per essere qualcuno che
dovrebbe provare amicizia, o amore, genericamente 'affinità' per
Will Graham, gli mente, lo manipola, tenta più volte di farlo
uccidere, o ucciderlo, più che esserne innamorato è solo
ossessionato dal riuscire ad avere la sua vendetta, o prendersi una
soddisfazione, o cambiare la sua natura.
Molti esagerando, ma si
tratta di fannibals per cui non siamo difronte alla più obbiettive
delle opinioni, vedono nel tentativo di far uccidere la famiglia di
Graham, una manifestazione di gelosia da parte di Lecter. Si insomma
Hannibal secondo questa teoria manderebbe Dolarhyde ad uccidere
moglie e figlio-va bene figliastro- di Will semplicemente per gelosia
emotiva o sentimentale, dato che lui non può averlo, nessuno deve,
né tanto mento Will merita di essere felice se questa felicità non
gli concessa da Hannibal, che poi inciso Hannibal non può dare
nessuna felicità.
Questa analisi è
completamente sbagliata, molti decidono di non prestare attenzione
alla chiarissima frase che Dolarhyde dice ad Hannibal durante una
seduta psichiatrica immaginaria che i due hanno, il grande drago
rosso stima il cannibale, gli confessa Francis, ed ovviamente una
volta divenuto tale si presenterà a lui nel suo splendore ed
ucciderà Lecter, per assorbire il potere dello stesso, quindi con la
logica, che spesso quando si è toccato questo tema è venuta meno,
l'unico modo che il dottore ha di restare vivo e mettere Will Graham
e l'FBI di mezzo, se Dolarhyde venisse ucciso lui si libererebbe di
questa minaccia, se invece fosse il contrario avrebbe in ogni caso
compiuto la sua vendetta su Graham. Oltretutto nel caso in cui Will
uccidesse il serial killer potrebbe finalmente dimostrare che
entrambi hanno la stessa identica natura, ergo sarebbe in ogni caso
soddisfatto perché ha avuto ragione su Graham, o si è liberato di
lui.
Ecco credo che questa sia
l'origine dell'ossessione di Hannibal per Will, si insomma né più
né meno di una manifestazione di predominanza mentale, e più il
gioco si fa lungo, più interessante diventa per Hannibal.
Questo spiega i lunghi ed
estenuanti dialoghi che i due hanno nella precedenti stagioni della
serie, il perché sia semplicemente soddisfatto quando Graham cerca
di farlo uccidere da un altro omicida, più che essere sorpreso, o
arrabbiato. Oppure quando Will finisce per far del male a delle
persone che lo circondano, perché non ha tenuto conto dei danni
collaterali.
Insomma c'è questo
costante, estenuante, sfinente tentativo di mettere sottosopra la
testa di Graham, e distorcere i suoi principi, lasciargli pensare che
sta agendo per salvare delle persone, per dei principi nobili, e
finire invece per causare dolore e perdere o danneggiare le stesse
persone che Will vorrebbe salvare, anche questa è una cosa che piace
molto ad Hannibal.
Will, esattamente come lo
stereotipo del fumetto erotico giapponese, in cui il personaggio
positivo si forza a fare delle scelte anche se non vuole,
indipendentemente se questo lo farà stare male emotivamente e
fisicamente, si sente costretto ad agire in un certo modo, e pur
sapendo che finirà male anche prima di iniziare, agisce comunque,
davvero un personaggio costruito per il sacrificio sterile, che
arriva piatto.
Per quel che riguarda i
sentimenti di Will Graham il personaggio è talmente tanto fragile
che è difficile dire se provi dei sentimenti, la maggior parte delle
volte sembra una barca in mezzo alla corrente, odia Hannibal ma lo
avvisa quando stanno per arrestarlo a Baltimora, ed altre varie
contraddizioni, a domanda diretta non ha mai una risposta chiara,
questo ha alimentato le ipotesi che Will possa essere attratto da
Hannibal, o addirittura innamorato di lui.
Tutti gli indizi che
milioni di 'fannibals'-gli stessi che poi danno fondo a delle
perversioni vere e proprie, fantasie morbose e sessuali basate su
questa serie, in disegni, fan fiction, e discussioni
chilometriche-sono frasi e fotogrammi che sono stati estrapolati,
analizzati, fatti a pezzi e rimessi insieme perché andassero in
questo tipo di direzione.
La famosa frase di
Bedelia a Will riguardo la fatto che entrambi sono stati le “Spose
di Frankstein”, si riferisce non al loro rapporto sublimato di
mogli- ritorna il concetto yaio/uke di Will- ma invece una citazione
al romanzo de “La Creatura del Dottor Frankestein” perché sia
Bedelia che Will sono stati letteralmente fatti a pezzi da Hannibal,
mentalmente ed emotivamente e rimessi assieme secondo le precise
necessità del cannibale, è abbastanza lampante.
Altro elemento che viene
fuori durante una seduta fra Graham e Bedelia, nella quale si
sviscera la natura dei sentimenti che Hannibal prova per lui, è
quando Bedelia passa dall'ammettere di desiderare essere l'ultima
moglie di Barbablù, se proprio deve scegliere di esserne una, al
chiedere come si senta ad essere stato segnato con il marchio del
cannibale, allora Will pone una domanda diretta alla psichiatra
riguardo Hannibal sui suoi sentimenti per lui.
Infatti abbiamo questa
frase, del tutto priva di contesto, in cui Graham ha conferma da
Bedelia che Hannibal sia innamorato di lui, ma ho trovato questo
dialogo forzato, si passa da una citazione su Barbablù a questo in
pochi secondi, passaggio frettoloso, oltretutto il dialogo è
monocorde come sempre, quindi emozioni a parametro zero.
Ci potrebbero essere
molte ragioni per cui Bedelia afferma che Hannibal sia innamorato di
Will, forse è solo una sua convinzione personale o professionale,
magari invece è solo qualcosa che gli rivela per metterlo sotto
pressione, in ogni caso trovo che non sia una rivelazione
sconcertante, ed è mal costruita nel contesto in cui è inserita,
sostenuta da pochissimi elementi.
Spesso infatti Hannibal e
Bedelia durante il loro soggiorno a Firenze, conversano riguardo Will
Graham, e lei è convinta che Hannibal sia ossessionato dal lui, in
un certo senso è anche scontato che lo sia, perché con lui ha un
conto in sospeso, ha finto di essere come lui per cercare di
raccogliere prove che Hannibal fosse lo squartatore di Chesapeake, in
parte teme le sue azioni, dato che ha potuto studiarlo da vicino e
che ha imparato bene il suo modo di agire e pensare, ed in ogni modo
che provi desiderio di vendetta è abbastanza scontato.
Hannibal ha
psicoanalizzato Will, soprattutto dopo l'inscenato suicidio di
Abigail, infatti il senso di colpa di quest'ultimo gli serviva per
abbassare le sue difese, renderlo vulnerabile e facilmente
manipolabile. Ma per la legge di contrappasso anche Hannibal si è
esposto a Will, raccontandogli di sua sorella Misha, del suo passato,
e quindi l'uno ha scoperto qualcosa di più dell'altro.
Insomma potremmo dire
tranquillamente che hanno cercato reciprocamente di manipolare i
rispettivi cervelli, e forse Hannibal ha volutamente lasciato entrare
Will perché credeva che questi potesse essere un perfetto serial
killer, o meglio che avrebbe potuto esserlo con i giusti incentivi,
diciamo che era un progetto di Hannibal, e per far funzionare il suo
piano, necessariamente doveva mostrarsi più apertamente a Will.
Sicuramente Bedelia
avrebbe voluto essere al posto di Will Graham, in questa specie di
connessione mentale con il cannibale, far parte di questo gioco
cerebrale, magari occupare un posto più importante per Hannibal,
ricordo infatti che ritiene Will Graham il più grande fallimento di
Hannibal, lo dice a Chiyoh a Firenze. Bedelia inoltre ha uno strano
rapporto con Hannibal, sembra condiscendente, a volte distaccata,
altre infatuata morbosamente di lui, altre ancora aiuta Graham e lo
mette in guardia contro il cannibale per liberarsene.
Posso pensare che anche
Bedelia è lo specchio di Hannibal, infatti fra tutti gli altri che
hanno avuto a che fare con lui, lei è l'unica a non essere mai stata
realmente in pericolo di vita, né è mai stata minacciata di morte,
né ferita, e mano che mai aggredita. Forse la superbia di Bedelia è
tale e quale a quella di Hannibal, e per quanto non lo ammetterà mai
anche lei come Will, cerca di cambiare la natura di Hannibal, o se
vogliano 'trattenere' la sua necessità di uccidere.
Tornando a Will ed
Hannibal, ed a quella frase, credo sinceramente che non ci sia niente
di così sconcertante, né niente che possiamo dire sia un vero
sentimento, dato che da quel momento in avanti Hannibal cercherà di
rovinare la vita di Will a tutti i costi, ma semplicemente perché
tenerlo sempre in costante tensione, vederlo soffrire gli da molta
soddisfazione che non ucciderlo su due piedi, una volta ucciso
finirebbe il divertimento per lui. Insomma la classica attitudine dei
serial killer che ama stare al centro della scena, ama tramare ed
avere attenzione. Che cosa avrebbe potuto fare Hannibal chiuso in un
manicomio e lontano dal mondo esterno, se non cercare di far durare
il più a lungo possibile l'indagine su Francis Dolarhyde? In questo
modo sarebbe stato nuovamente al centro dell'attenzione, ed Hannibal
vuole disperatamente essere adulato.
Chiaramente potremmo
anche dire che Hannibal e Will sono due facce opposte dello stesso
specchio, sarò banale bianco e nero, lo ying e yang, energia
positiva ed energia negativa, luce e buio, la nemesi l'uno
dell'altro e che cercano di prevalere l'uno sull'altro in un continuo
cambio di equilibri e di fronti, c'è anche sicuramente qualcosa di
psichiatrico, ma tutti tendono a dimenticare che Hannibal è uno
psichiatra per cui l'ambiguità- aiutata dalla padronanza del
lessico- anche negli atteggiamenti è abbastanza comune, Graham poi
che non offre molta resistenza alle manipolazioni di Hannibal da il
via a degli appigli, ma in definitiva chi chiama amore questo
rapporto a chi devasta più in fretta l'altro, ha un concetto davvero
deviato di che cosa sia l'amore vero, forse è più amore morboso
verso i propri progetti manipolatori che non amore verso qualcuno.
La scena dell'ultima
puntata della terza stagione ci fa vedere infatti un Will Graham
abbastanza distante e glaciale, mentre Francis irrompe in casa di
Hannibal e si appresta ad ucciderlo, accostandolo nell'atteggiamento
ad Hannibal che come sempre è distaccato ed indifferente nei
confronti di tutti, appunto Will finisce per diventare il riflesso di
Hannibal nello specchio.
Potrebbe essere più
azzeccato anche ipotizzare che Will Graham sia vittima della sindrome
di Stoccolma, vale a dire durante i maltrattamenti subiti nel tempo
da parte di Hannibal, finisce per provare un sentimento positivo nei
confronti del proprio aggressore/carnefice, in questo caso
amplificato dalla terapia psichiatrica di cui Will Graham è oggetto,
questo può arrivare fino alla totale sottomissione volontaria,
instaurando una specie di alleanza e solidarietà fra i due.
Sul sito Den of Geek ho
trovato inoltre il vero apice riguardo le questione relazione/amore,
che raccoglie in poche righe tutte le strampalate teorie dei
'fannibals' dentro la fandom della serie TV.
In questo articolo si
andava a ripescare un vecchio film “Creator”
del 1985, interpretato da Peter O’Toole’s Dr. Harry Wolpe. Nella
pellicola si creava una specie di 'formula dell'amore':
“Count the number of
times in a day that you think about yourself and then the number of
times you think about the object of your ardour. Compare the two. ”
Quindi non avrebbe molta
importanza il sentimento, ma solo i pensieri che facciamo sulla
persona di cui saremmo innamorati, innamorarsi è di base una
questione egoistica, pensiamo solo a come questa persona debba
soddisfare i nostri desideri, oppure le nostre aspettative.
Innamorarsi diventa un'equazione matematica, il numero di volte che
pensiamo alla persona da cui siamo ossessionati, ma che in realtà
sarebbe il numero di volte in cui desideriamo essere amati, o
soddisfatti, oppure altro. Ossessioni, pensieri egoistici, desideri
da far realizzare all'altro/a quindi e niente di più.
Ora, mettendo i piedi per
terra, e guardandoci allo specchio con onestà, se davvero fossimo
oggetto di una tale 'ossessione' che arrivi a livelli così acuti di
morbosità e nocività, non saremmo i primi a cercare di liberarci
di questa persona? Non definiremmo il suo interesse malato,
pericoloso e tutto fuorché un vero sentimento d'amore? Perché
dovremmo mai applicare la logica di un film-quindi finzione- alla
vita reale, alle relazioni che intercorrono fra le presone nella vita
comune di tutti i giorni, e trovare che sia la ricetta perfetta per
confezionare la definizione dei sentimenti? Noi lo vorremmo davvero
un sentimento del genere? Siamo sicuri?
Qui metto il testo ideato
per la campagna contro la violenza sulle donne
- non è amore se ti fa
male.
- non è amore se ti controlla.
- non è amore se ti fa paura di essere quello che sei.
- non è amore se ti picchia.
- non è amore se ti umilia.
- non è amore se ti proibisce di indossare i vestiti che ti piace.
- non e 'amore se dubiti della tua capacità intellettuale.
- non è amore se non rispetta la tua volontà.
- non è amore se fai sesso.
- non è amore se dubiti costantemente della tua parola.
- non è amore se non si confida con te.
- non è amore se ti impedisce di studiare o di lavorare.
- non è amore se ti tradisce.
- non è amore se ti chiama stupida e pazza.
- non è amore se piangi più di quanto sorridi.
- non è amore se colpisce i tuoi figli.
- non è amore se colpisce i tuoi animali.
- non è amore se mente costantemente.
- non è amore se ti sminuisce, se ti confronta, se ti fa sentire piccola.
Il nome è abuso.
E tu meriti l'amore. Molto amore. C'è vita fuori da una relazione abusiva.
- non è amore se ti controlla.
- non è amore se ti fa paura di essere quello che sei.
- non è amore se ti picchia.
- non è amore se ti umilia.
- non è amore se ti proibisce di indossare i vestiti che ti piace.
- non e 'amore se dubiti della tua capacità intellettuale.
- non è amore se non rispetta la tua volontà.
- non è amore se fai sesso.
- non è amore se dubiti costantemente della tua parola.
- non è amore se non si confida con te.
- non è amore se ti impedisce di studiare o di lavorare.
- non è amore se ti tradisce.
- non è amore se ti chiama stupida e pazza.
- non è amore se piangi più di quanto sorridi.
- non è amore se colpisce i tuoi figli.
- non è amore se colpisce i tuoi animali.
- non è amore se mente costantemente.
- non è amore se ti sminuisce, se ti confronta, se ti fa sentire piccola.
Il nome è abuso.
E tu meriti l'amore. Molto amore. C'è vita fuori da una relazione abusiva.
Che cosa vi
ricorda?Quindi cercate di essere realisti ed onesti, smettiamola di
essere volutamente 'alternativi' anche nei sentimenti, per questi non
c'è nessuna alternativa.
Questo è solo per dare
un ulteriore prova di come tutto su questa suddetta relazione fra
Graham ed Hannibal sia stata portata all'estremo a tal punto da non
vedere che è solo un gioco di scatole cinesi, un vicolo cieco,
specchietti per le allodole.
Ho trovato un video su
YouTube in cui in modo abbastanza calcato veniva analizzata questa
teoria della storia d'amore, e credevo avesse piuttosto senso prima
di vedere questa terza stagione, ma adesso penso l'opposto, perché
tutto quello che si è analizzato e ha portato a confutare la famosa
attrazione fra Will ed Hannibal, sono scene estrapolate dal loro
contesto, battute volutamente mal interpretate, ma alla fin fine
ognuno ci vede quel che vuole, soprattutto quando ci sono tematiche
gay di mezzo le illazioni si sprecano, il video metteva anche
l'accento sulla moglie di Will Graham che era presente solo per mezza
puntata, mentre la sua presenza è notevole, certo non è lei il
personaggio principale quindi non può avere le stesse scene dei due
protagonisti.
Un'associazione
arcobaleno americana addirittura ha esaltato la serie perché per la
prima volta si è rappresentato due gay che non si preoccupano della
loro sessualità ma che la accettano e la vivono. Questa analisi la
trovo preoccupante, primo perché non c'è niente che indichi che
siano una coppia, secondo perché uno è un serial killer cannibale
che non prova sentimenti ed ama solo manipolare e farsi adulare dalle
persone, tipico della personalità narcisistica di tutti i serial
killer oltre che della sociopatia, il secondo è un profiler dell'FBI
che indaga su crimini efferati e che quindi ha sviluppato diversi
problemi legati a fattori di stress ed emotivi, per non menzionare il
fattore di disumanizzazione tipico di chi vive queste situazioni per
lungo tempo, terzo perché è assurdo idealizzare una coppia del
genere, non tanto perché si voglia credere che siano gay o meno, ma
perché sono due soggetti instabili con enormi problemi emotivi,
sarebbe come dire che va bene tutto purché ci siano più coppie gay
rappresentate nel cinema.
Ma del resto è una
tendenza comune in questi anni, magnificare ed idealizzare tutti
i progetti, film e non, che siano a tematica gay, dandogli critiche
entusiastiche, elogiandone la sceneggiatura, ricoprendo gli
interpreti di premi, anche progetti brutti come “Carol” oppure
“The Danish Girl”.
Greta Ughi: Appassionata di fenomeni culturali e sociali del nuovo millennio e di tendenze dei social media, ha un occhio puntato su tutto quello che è virale sul web. Interessata alle nuove tecnologie e tendenze internet e come influenzano la socializzazione fra le persone nella vita reale.
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